Dalle origini all'era dello swing...

Vi proponiamo una breve cronistoria del genere musicale che proponiamo nei nostri spettacoli.

JAZZ

 


Genere musicale nato negli Stati Uniti alla fine dell'Ottocento. Poiché già in origine il jazz si frammentò in numerosi stili diversi, più che una singola definizione è possibile avanzare qualche generalizzazione.

Il jazzista improvvisa all'interno delle convenzioni dello stile adottato. Di norma, l'improvvisazione segue il giro armonico di una canzone preesistente o di una composizione originale. I musicisti imitano gli stili vocali dei cantanti, con l'uso di glissando e slide, sfumature di altezza (come le cosiddette "blue notes", le note leggermente bemollizzate nella scala del blues), e altri effetti.

Il ritmo è caratterizzato dall'uso costante del sincopato (con accenti in posizioni impreviste) e dallo "swing": una sensazione di spinta trascinante dovuta al fatto che la melodia viene percepita ora insieme ora leggermente sfasata rispetto all'attesa scansione della misura. Le partiture scritte, quando ci sono, fungono meramente da guida, fornendo la struttura in cui inserire l'improvvisazione. La strumentazione tipica ha come nucleo una sezione ritmica costituita da pianoforte, contrabbasso, batteria e a volte chitarra, alla quale si può aggiungere la più grande varietà di strumenti. Nelle grandi orchestre, i fiati sono raggruppati in tre sezioni: sassofoni, tromboni e trombe.

Il jazz si basa sul principio che alla progressione di accordi di qualsiasi canzone si può adattare un numero infinito di melodie. Il musicista improvvisa nuove melodie che rispondono a quel giro armonico, il quale viene ripetuto a ogni intervento di un nuovo solista.

I modelli formali più frequenti sono quelli del song e del blues. Il primo ha la forma AABA, e consiste abitualmente in trentadue battute in o suddivise in quattro sezioni da otto battute; la seconda forma è quella del blues, in dodici battute. A differenza del song, il blues ha un giro armonico abbastanza standardizzato in mi-la.


ORIGINI

 


Il jazz affonda le sue radici nel patrimonio tradizionale della musica afroamericana: tratti residui della musica dell'Africa occidentale, forme di musica folk sviluppatesi nel Nuovo Mondo, musica europea popolare e classico-leggera del Sette-Ottocento, e forme musicali leggere posteriori influenzate dalla musica nera o prodotte da autori neri.

Il contributo della musica europea sta nell'aver fornito specifici stili e forme, inni, marce, valzer, quadriglie, e altra musica di danza, musica teatrale leggera, musica lirica, oltre a elementi teorici, in particolare l'armonia, sia come repertorio di accordi sia legati alla forma musicale.

Tra gli elementi di musica popolare nera che hanno influito sul jazz vi sono la musica per banjo dei minstrel show, i modelli ritmici sincopati derivati dalla musica latinoamericana, lo stile pianistico dei musicisti da taverna del Midwest, e le marce e gli inni suonati dalle bande di ottoni nere alla fine dell'Ottocento. Verso la fine del secolo nacque un genere che ebbe una forte influenza, il ragtime. Dopo il 1910 il compositore e direttore d'orchestra W. C. Handy pubblicò i suoi blues: molto amati dagli esecutori, trovarono la loro più grande interprete in Bessie Smith.

 


STORIA

 


In origine, il jazz era suonato da piccole bande di giro o da pianisti. Il repertorio, oltre al ragtime e alle marce, comprendeva inni, spiritual e blues. Le bande suonavano una musica, non di rado modificata da sincopi e accelerazioni, in occasioni di picnic, matrimoni, parate e funerali. Anche se il blues e il ragtime ebbero un'origine indipendente dal jazz, e continuarono a evolversi parallelamente a esso, questi generi ne influenzarono lo stile e le forme e costituirono importanti veicoli per l'improvvisazione jazzistica.

 

 

 

 

IL JAZZ DI NEW ORLEANS

 

 

Verso l'inizio del Novecento emerse il primo jazz pienamente documentato: il suo epicentro fu New Orleans, in Louisiana. Nel jazz di New Orleans, la cornetta o la tromba presentavano la melodia, il clarinetto sosteneva il controcanto e il trombone seguiva il fraseggio ritmico e le note fondamentali degli accordi. A questo trio di base, la tuba o il contrabbasso fornivano la linea del basso e la batteria l'accompagnamento ritmico.

Le prime incisioni di jazz risalgono al 1917 e si devono a un'orchestra bianca di New Orleans, The Original Dixieland Jazz Band, che fece immediatamente scalpore all'estero e negli Stati Uniti, al punto che il termine "dixieland" finì per indicare lo stile di New Orleans suonato dai bianchi. Seguirono altri due gruppi, uno nero e uno bianco: a partire dal 1922 i New Orleans Rhythm Kings e nel 1923 la Creole Jazz Band diretta da King Oliver. Altri importanti esponenti di questo stile furono i trombettisti Bunk Johnson e Freddie Keppard, il saxofono soprano Sidney Bechet, il batterista Warren "Baby" Dodds, e il pianista e compositore Jelly Roll Morton. Il musicista più influente formatosi a New Orleans fu però la seconda tromba di King Oliver: Louis Armstrong.

 


L'IMPATTO DI ARMSTRONG

 

 

"Satchmo" Armstrong era uno straordinario improvvisatore. Modificò la scena del jazz portando il solista in primo piano, e nei suoi gruppi di incisione, gli Hot Five e gli Hot Seven, dimostrò che l'improvvisazione nel jazz poteva andare ben al di là dei semplici abbellimenti e arrivare a creare nuove melodie a partire dalla successione armonica del motivo iniziale. Fissò anche il modello per tutti i cantanti successivi, non solo per il modo in cui alterava le parole e le melodie delle canzoni, ma anche improvvisando senza parole, usando la voce come uno strumento, con la tecnica dello scat.

 


CHICAGO E NEW YORK



Gli anni Venti furono un decennio di sperimentazione e scoperte. Molti musicisti di New Orleans, come Armstrong, si trasferirono a Chicago dove diedero vita a uno stile connotato da ritmi più tesi e trame più fitte oltre che da una maggiore attenzione ai solisti. Tra i nomi maggiori di questo stile si ricordano il trombonista Jack Teagarden, il banjoista Eddie Condon, il batterista Gene Krupa e il clarinettista Benny Goodman. Attivo a Chicago era anche Bix Beiderbecke, il cui approccio lirico alla cornetta offriva un'alternativa allo stile trombettistico di Armstrong. Molti musicisti di Chicago in seguito si insediarono a New York, altro centro importante del jazz degli anni Venti.

 


L'EPOCA DELLE GRANDI ORCHESTRE

 


Sempre negli anni Venti, molti musicisti si trovarono a suonare assieme; presero a modello le orchestre da ballo e diedero vita alle cosiddette big bands, orchestre che divennero popolarissime negli anni Trenta e all'inizio dei Quaranta, la cosiddetta "era dello swing". Tra le innovazioni rispetto allo stile di New Orleans, oltre a nuovi ritmi più fluidi, i musicisti usavano brevi frasi melodiche, i riff, secondo un modello di chiamata e risposta in cui erano impegnate le varie sezioni strumentali.